
Dall’abito di Corte all’abito del Cittadino
Volume 50,00€
Descrizione
“Sono le culottes lunghe e i gilets corti che hanno fatto la Rivoluzione Francese” ha scritto Norvine. La formula , che sembra una provocazione, contiene una parte di verità. Senza intendersi di semiologia e di comunicazione, il popolo, gli intellettuali e gli aristocratici francesi durante quei cruciali anni rivoluzionari che avrebbero determinato l’ordine del mondo per i secoli successivi, giocarono le carte della moda con la lucidità e la consapevolezza che solo i periodi rivoluzionari riescono a generare. Costoro intesero la moda proprio come la intendiamo noi oggi, ossia come immagine riflessa di valori, ideologie, stili di vita.
Per le generazione di Luigi XVI era impensabile che un giorno non troppo lontano, ci si sarebbe presentati in un salotto senza l’abito ricamato, i pizzi, i pantaloni al ginocchio e le calze bianche; proprio allo stesso modo che per noi sarebbe difficile immaginare un consiglio d’amministrazione di una banca d’affari orbo del classico doppiopetto fumo di Londra gessato. Ma quel che era impensabile accadde, e i giovanotti eleganti, dopo la caduta dell’Ancien Régime, adottarono la redingote all’inglese, il cappello rotondo e i pantaloni di casimiro portati addirittura con gli stivali, cosa che in termini di novità e scandalo, oggi potrebbe più o meno equivalere al girare in perizoma e piume di uccello per i corridoi di qualche multinazionale implicata nella deforestazione in Amazzonia.” (Luigi Settembrini)
In questa preziosa raccolta di schede, con acquerelli originali dei personaggi, delle scene e dei dettagli, possiamo avere un compendio descrittivo dei canoni della moda del tempo.